Adelaida by Adrian N. Bravi

Adelaida by Adrian N. Bravi

autore:Adrian N. Bravi [Bravi, Adrian N.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Adrián N. Bravi; Recanati; Argentina; desaparecidos; David Viñas; Lorenzo Gigli
editore: Nutrimenti
pubblicato: 2024-01-05T11:03:59+00:00


Nota finale

In questa storia ci sono tanti buchi e tanti spazi scoperti che non sono stati colmati, alcuni sono dovuti alla riservatezza della stessa Adelaida, altri alla mia negligenza, perché certe volte quando si fermava nel mezzo di una storia o di un racconto, io non la spronavo a proseguire per capire meglio la situazione. Forse per pudore o per timore di violare la sua intimità. Lasciavo che fosse lei a raccontarmi quello che le andava di riferire. Oggi mi pento di non essere stato un po’ più indiscreto. A lei, comunque, mi piace pensare, non dovrebbe dispiacere aver lasciato dei vuoti nella sua biografia, credo che l’abbia immaginata così, un po’ a singhiozzi. In fondo, la nostra vita non è altro che una schiera interminabile di buchi. Alcuni comunicano in modo sotterraneo tra di loro, altri, invece, restano isolati o troncati di netto nella storia individuale.

Ci sono certe sere che entro nel cortile dove abitava, aspetto il rintocco delle campane e ogni volta mi dico: “Ecco le campane volatrici”, come le chiamava lei. In quel momento mi vengono in mente tante cose, la sua voce rauca che non ho mai registrato (perché non l’ho fatto?), i suoi racconti, i posaceneri pieni, il suo rossetto slabbrato. E penso allo strano modo in cui lei ha iniziato a sedimentarsi dentro di me dopo la sua morte. Ho capito quanto le vicende storiche possano determinare le nostre vite. Non che prima non lo sapessi, ma con lei ho avuto la certezza che siamo, in effetti, una conseguenza della storia e che le nostre scelte, per quanto personali e deliberate, sono sempre determinate dagli eventi.

Adelaida, oltre alle sue tragedie e al periodo buio che le è toccato in sorte, era, per me e per molti che l’hanno conosciuta, una luce, a volte triste, a volte allegra, che illuminava tutto intorno a sé. Candida, generosa e gioviale. Qualunque cosa facesse, persino quando infornava il solito mezzo pollo con le patate o si versava l’ennesimo bicchiere di whisky, lo faceva con stile e gentilezza. Nei suoi modi non c’era nulla di anacronistico, era sempre stata radicata nel suo tempo, sia quando era in Argentina che quando era in Italia. Aveva il dono di saper dare senza pretendere nulla in cambio e se l’aiutavi in qualcosa non si risparmiava di ringraziarti mille volte.

In una sua vecchia poesia sull’amore del 1968 aveva scritto:

Quando io morirò

moriranno tante cose

questo amore, in primo luogo.

Io sono tutte quelle cose.

Lei, oltre a una grande artista, è stata una donna che ha saputo accogliere tutte quelle cose che morivano intorno a sé.

Ho iniziato a scrivere questa storia grazie a suo nipote Agustín Gigli che, oltre a incoraggiarmi a farlo, mi ha reso disponibili le lettere che Adelaida spediva al padre, al fratello, cioè il padre dello stesso Agustín, e alla cognata; anche tutti i suoi articoli e altro materiale, gli sono grato per questo. Per Agustín, sua zia è stata una vittima in più della dittatura genocida, per questo ha saputo coltivare la sua memoria.



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